Grexit

Il fallimento della politica come strumento dei popoli per l’amministrazione del bene comune si nota dall’attuale deriva della comunità europea. In prmis non possiamo non renderci conto di quanto la struttura amministrativa e finanziaria dell’Europa tenti di sovvertire il vero interesse, già espresso con il voto, del popolo greco. Diciamo che, con le buone, Moscovici & Co. Stanno cercando di mettere spalle al muro l’attuale governo greco. Ci riusciranno? Certamente. Non dimentichiamo l’Ucraina per pensare a qualcosa di estremo.

Intanto, da una nota giornalistica greca, la Grecia sembra che si stia affacciando verso la New Development Bank e a giorni beneficerà di un sontuoso versamento di 5Miliardi di euro da Gazprom e, nel frattempo, l’Europa le chiede di tirare la cinghia intervenendo su salari, pubblici servizi già risentiti come l’assistenza medica per non parlare della stretta sulle pensioni e i settori economici privati più importanti. Questi sono i dati per una valutazione del tracollo euro e tenendo in considerazione che di fatto la Gracia non è solvibile e l’unico strumento europeo a disposizione, per scongiurare il fallimento dello stato greco, è l’eurobond, tanto odiato dall’ego tedesco, che si faccia carico dell’esposizione finanziaria degli stati membri più grandi (Germania 57Mld, Francia 42Mld, Italia 37Mld, Spagna 25Mld per un totale di 194Mld verso l’eurozona).

Alla fine non resterà che rinunciare alla sovranità popolare per consentire sempre più alla governance europea (istituzioni finanziarie filo tedesca?) di tirare i fili delle singole economie nazionali (vedi ratifica del fiscal compact). Chi garantisce chi se di fatto è tutelata la speculazione finanziaria a scapito delle economie locali che soffrono la mancanza di liquidità. Questo è l’euro e, secondo numerosi economisti ed esperti, del resto Varoufakis è riconosciuto tra i migliori economisti del globo, il loop in cui è entrato l’euro sta impoverendo le, un tempo forti, economie locali per favorire i volatili mercati finanziari. Un vicolo cieco in cui siamo entrati con un unico obbligo: dimenticare le proprie radici culturali per evolvere in un economia strutturata tipica di un regime totalitario.

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